Approfondimenti

Liberi di scegliere

Un progetto, una rete di supporto alle donne e ai minori che si allontanano dai contesti mafiosi

“Assicurare una concreta alternativa di vita ai soggetti minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa e ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali.”

Da qualche anno, su impulso del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, ha preso avvio un’azione di raccordo delle componenti istituzionali e sociali che si occupano a vario titolo della tutela dei minori attraverso  “Liberi di scegliere”. Il progetto nasce con l’obiettivo di aiutare i giovani che vivono in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso ad affrancarsi da tali logiche che vincolano i membri più piccoli di famiglie mafiose ad un progetto di vita di tipo criminale. Ma al contempo si è rivelato una grande opportunità anche per quegli adulti, in particolare donne e madri, che si ritrovano in una situazione familiare e relazionale mafiosa contro la loro volontà o, dopo aver pagato il loro debito con la società, ritengono che quello mafioso non può più essere il contesto dove continuare a vivere e far crescere i propri figli.

Nel concreto si prende in considerazione la possibilità dell’allontanamento dei minori dalle rispettive famiglie ed eventualmente la fattibilità di assicurare una reale alternativa ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali, prevedendo lo spostamento temporaneo in altre regioni d’Italia. In questi anni abbiamo seguito 49 situazioni – persone singole e nuclei familiari - più di 120 persone. Attualmente sono 24 le situazioni che, in modi diversificati, accompagniamo: una cinquantina di persone, delle quali una decina i nuclei familiari e alcune coppie di fratelli.

Nasce come protocollo interministeriale e vede l’attiva partecipazione della società civile. Nell’ultima versione del 31 luglio 2020 a sottoscriverlo sono: Ministero della giustizia, Ministero dell’interno, Ministero dell’istruzione, Ministero dell’università e della ricerca, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro per le pari opportunità e la famiglia, Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Conferenza Episcopale Italiana, Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Libera. Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie .

Per Libera che già da anni si occupava di questi temi, il Protocollo è stato, oltre che un gran lavoro, anche la formale legittimazione ad una azione di grande responsabilità civile che già da tempo veniva portando avanti. Da anni le stesse persone che integrano realtà istituzionali chiedono una mano alla nostra Associazione, per alcune delicate situazioni di sicurezza personale, che riguardano minori o adulti. Spesso ci si è trovati, e ci si trova, nell’urgenza di aiutare una persona o un nucleo familiare, a cambiare ambiente perché la loro casa, la loro città non sono più luoghi sicuri. Importante è tenere in considerazione che attualmente le persone, minorenni o adulti pur volendosi dissociare allontanandosi dall’ambiente criminale di origine, non possono essere tutelate in modo congruo dallo Stato in quanto non appartengono alla figura giuridica, attualmente prevista, del “collaboratore di giustizia” o del “testimone di giustizia”.

Allontanati contemporaneamente dal loro territorio e dai rispettivi contesti familiari, questi ragazzi hanno la possibilità di sperimentare orizzonti culturali, sociali, affettivi, psicologici diversi arricchendo la propria vita di esperienze caratterizzate da sana e grande vitalità. Allo stesso tempo tale progettualità permette agli operatori della giustizia minorile, assistenti sociali, psicologi, famiglie affidatarie e comunità, di lavorare liberi dalle pressioni ambientali del contesto di origine.

L’obiettivo del progetto non è indottrinare, ma semplicemente dimostrare a questi ragazzi, per un periodo di tempo, che fuori dagli spazi chiusi delle proprie case esiste un altro mondo, un'alternativa allo stile di vita che hanno conosciuto sino a quel momento... Non si chiede loro di rinnegare i padri e le madri, ma di offrire la possibilità a sé stessi di porsi la domanda: “davvero io voglio il futuro - questo futuro criminale - che la mia famiglia ha già scelto per me?”.

Un conto i reati, altro conte chi sbaglia. Il contrasto alla criminalità organizzata passa per una cultura della legalità democratica, della responsabilità, della giustizia e del rispetto alla dignità delle persone. Via via sempre più consapevoli che le prime vittime dei criminali sono gli stessi propri famigliari, il nostro contributo ha sempre voluto distinguere tra l’azione criminale e il soggetto che la compie. La tesi da cui partiamo infatti è che tra questi soggetti criminali, siamo certi, moltissimi, avessero sperimentato contesti differenti avrebbero esercitato con maggior decisione la loro libertà di scegliere: scegliendo azioni alternative a quelle criminali. Non è un percorso senza difficoltà, tuttavia, la cura dedicata a ogni singolo percorso, l'assenza di automatismi e di freddezze burocratiche, resi possibili in molte occasioni da una buona collaborazione tra istituzioni e società civile, porta anche a risultati inaspettati.

Contrasto efficace alla cultura mafiosa. Liberi di Scegliere si è rivelato da subito uno strumento potente di contrasto alla cultura mafiosa: fin dai primi momenti sono state le madri dei ragazzi, mogli dei boss mafiosi, a comprendere che ciò che offriva il Progetto era una reale possibilità sia per i loro figli come pure per loro stesse. Nasce così un capitolo inaspettato e ricco di conseguenze, dove si intuisce che l’adesione delle donne di mafia a questo Progetto, oltre che a portarle a scrivere pagine di vita nuova nelle loro storie personali, porta ad incrinare quella monolitica realtà familiare che costituisce uno dei punti di forza della cultura mafiosa.

Ruolo della Società Civile. Le Istituzioni pubbliche anche quelle giudiziarie, pur con tanti limiti dovuti a prassi difficili da scalfire, sono sollecitate a mettere in gioco, in questo progetto, necessarie e indispensabili condizioni affinché un ragazzo possa sperimentare una possibilità differente di guardare e di ripensare la propria vita. Ma abbiamo constatato che la differenza, per un esito positivo, viene fatta dal coinvolgimento della società civile, “persone comuni” che nella quotidianità fanno percepire che è possibile ricominciare, che condividono i tanti timori e le gioie dei piccoli passi verso una maggior autonomia di pensiero e di scelte. Presenze amicali che condividono la fatica della scuola o del primo inserimento lavorativo, presenza di associazioni o gruppi di persone disposti ad accompagnare con empatia ed umanità questi percorsi di nuovo inizio, presenze amicali che sono determinanti affinché i ragazzi e gli adulti, coinvolti nel Progetto, possano attingere a quelle risorse di umanità e di libertà a lungo nascoste dentro di se.   

Nuove prospettive. Offrire la possibilità, a persone che sono condizionate dalla cultura criminale mafiosa, di scegliere se cambiare vita: è questo un progetto che per noi ha un sogno implicito, quello che Istituzioni, Società Civile, e le nostre stesse comunità, si chiedano la concreta disponibilità di favorire il futuro di un nuovo paese. Costruire insieme un paese dove le Istituzioni e la Società Civile, ciascuno secondo le proprie responsabilità, offrono una alternativa concreta ed efficace perché dei ragazzi e delle ragazze possano scegliere, lontano da condizionamenti criminali, guardando con speranza al futuro della loro vita. Tutto ciò significa togliere la motivazione che spesso porta molti giovani a delinquere, perché non sono state presentate a loro delle alternative concrete.

 

"Il progetto si sostiene con il contributo 8x1000 alla chiesa cattolica"

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