Giustizia minorile // Formazione

Amunì

Amunì è un'esortazione in dialetto palermitano che si traduce in “andiamo”, “diamoci una mossa”, rivolto ai giovani per invitarli a riprendere in mano i propri destini e le proprie vite, rimettersi in carreggiata e saper guardare la strada percorsa per darsi nuovi obiettivi.

Ma Amunì è soprattutto un progetto di Libera, avviato inizialmente nel 2011 in Sicilia, nei territori di Palermo e Trapani, e rivolto ai  ragazzi, tra i sedici e vent’anni, sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile e impegnati in un percorso di riparazione. Molti di loro sono al primo reato e seguono un percorso con Libera all’interno di un progetto educativo più ampio che il Tribunale, insieme agli assistenti sociali, prevede per ciascuno di loro. Ragazzi e ragazze che devono scontare il periodo di “messa alla prova”, ovvero la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali per un cammino di crescita che, se va a buon fine, estingue il reato. E per farlo, questi ragazzi, insieme ai loro educatori, hanno scelto la strada dell’antimafia sociale e responsabile.

La proposta formativa nel complesso si sviluppa attorno ai percorsi della Memoria, dell’Impegno, della Cittadinanza e del Viaggio.Percorsi accompagnati da adulti capaci di sospendere il proprio giudizio e di vedere, così come chiediamo ai nostri giovani, al di là dell’evidenza del momento, del reato che li ha condotti all’interno della giustizia minorile. Giustizia che i minori devono restituire, cercando anche di riparare, indirettamente, i torti commessi, ma anche e forse soprattutto giustizia sociale che devono ottenere perché la nostra società deve poter ripagare tanti di loro che sono stati, sin dall’infanzia, abbandonati in condizioni di svantaggio e di povertà sociale e culturale.

Un'idea che diventa progetto

Ed ecco che si concretizza la nostra idea: realizzare un progetto di ampio respiro capace di far sperimentare con il fare concreto mentre ci si confronta intorno ai temi della legalità e della giustizia sociale. In questi anni Amunì ha visto l'attivazione di decine di percorsi in tutta Italia con il coinvolgimento di circa 1500 ragazzi e ragazze. Amunì, e tutte le sue declinazioni dialettali diffuse sul territorio nazionale, si fonda sull’idea di far conoscere ai ragazzrealtà nuove e altre: i terreni confiscati alla criminalità organizzata, i familiari di vittime di mafia, le realtà di solidarietà, la tante attività di impegno, culturali e sportive attive su tutto il territorio nazionale. Si chiede ai ragazzi di «stare dentro» le cose e le situazioni, evitando di contrapporre aprioristicamente lo schema modelli buoni vs modelli cattivi. Il progetto cerca di favorire la rottura con modelli e rappresentazioni sociali “distorte” che determinano, sovente, lo stile di vita dei ragazzi all'interno del proprio spazio. Il progetto Amunì si avvale del Protocollo tra il Ministero di Giustizia – Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e Libera  per promuovere percorsi di prevenzione che interessano soprattutto i giovani sottoposti all'autorità giudiziaria, ma che, in un’ottica di inclusione e aggregazione sociale, coinvolge anche ragazzi dei quartieri e territori di riferimento. Percorsi che Libera promuove per il tramite dei suoi volontari ed operatori, molti dei quali con competenze e professionalità in campo socio-educativo, facendosi carico dei costi derivanti.

In viaggio con memoria e impegno

La proposta formativa nel complesso si è sviluppata attorno alle direttrici della Memoria, dell’Impegno, della Cittadinanza e del Viaggio. Il viaggio è uno degli elementi maggiormente caratterizzanti dei nostri percorsi. 

Una delle esperienze più importanti per questi ragazzi è il viaggio del 21 marzo in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, nel quale i ragazzi seguiti dai servizi sociali e dai volongtari di Libera, provenienti da diverse città italiane, partecipano insieme a un campo di formazione residenziale. Un viaggio di scoperta e di condivisione, di formazione e di confronto. Da queste esperienze nascono nuove relazioni e nuove progettualità.

Alla fine del percorso molti dei ragazzi decidono di rimanere nelle attività di Libera come volontari e di offrire il loro contributo come peer educator, per accogliere e accompagnare altri giovani che si apprestano ad intraprendere il percorso di riabilitazione.

“per fortuna sono stato preso nel percorso, altrimenti non avrei mai fatto tutto queste esperienze”;
“all’inizio del percorso non avevo un’idea chiara di cos’è la mafia: per me la mafia non era poi così cattiva; poi, studiandola a fondo e nei dettagli, ho appreso che sono state uccise tantissime persone, anche donne e bambini innocenti che non avevano fatto nulla di male, e ho capito che la mafia è davvero una montagna di m...”.

Quando come operatori di Libera, capita di essere testimoni di questi cambiamenti o di ascoltare frasi di questo tipo, è allora che capiamo che, a parità di opportunità, per i nostri ragazzi, ricominciare è possibile. Piccoli cambiamenti interiori che rimangono. Semi di speranza e di libertà.

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